La storia e Leonida Rèpaci

Immagina di camminare attraverso i secoli, sentendo sotto i piedi le tracce delle antiche civiltà che hanno lasciato il segno. Ti trovi in un luogo sospeso nel tempo, un angolo d’Italia dove storia e cultura s’intrecciano con la bellezza del paesaggio, creando un legame profondo tra passato e presente.

Questo luogo è Palmi, una città che sorge nel versante meridionale della Calabria, sulla “Costa Viola”, affacciata sul mar Tirreno, crocevia di culture e tradizioni che porta con sé tracce di una storia millenaria.

Gli scavi archeologici nell’antica Tauriana – l’attuale Taureana di Palmi ‐ e sul litorale di Scinà, hanno restituito reperti che raccontano di un passato glorioso: templi, necropoli e antichi villaggi dove civiltà lontane nel tempo hanno prosperato, imprimendo la loro eredità nel DNA del territorio. Palmi, teatro di civiltà fiorenti ma anche di devastazioni è, oggi, simbolo di orgoglio e resilienza, di rinascita culturale.

 

In questo scenario pieno di “ricchezze” emerge la figura di Leonida Rèpaci, una personalità complessa, poliedrica e affascinante legata indissolubilmente a Palmi. Nato nel 1898, Rèpaci fu un uomo di straordinaria cultura, la cui opera influenzò l’intera nazione.

Da scrittore, giornalista, avvocato e intellettuale dedicò la sua vita alla promozione della letteratura e dell’arte, con un profondo amore per la sua patria a tratti intriso di contraddizioni che resero ancora più solido questo legame.

Per Rèpaci Palmi fu fonte di ispirazione, una culla di idee e pensieri che avrebbero trovato spazio nelle sue opere. Il senso profondo di quell’amore per la sua terra natìa, che per lui rappresentò un porto sicuro durante le tragedie della vita, è tuttora racchiuso in una frase che ci rimanda, al contempo, lo spessore della sua anima e intuizioni su un vissuto sofferto, segnato dalla perdita prematura degli affetti più cari:

<<Nei momenti gravi della vita, quando nella tempesta delle avversità l’uomo si rivela, ho sentito in me qualcosa di molto somigliante a quegli scogli della Pietrosa dove il mare torna all’innocenza primordiale in uno scenario gigantesco di rupi che salgono la montagna, ripetendo il mito dei Titani lasciati a scalare il cielo».

Un uomo di valori elevati, capace d’immenso amore e devozione per la moglie Albertina. Rèpaci si trovò alla direzione di vari quotidiani e fondò il Premio Letterario Viareggio. Inoltre, fu scelto da Federico Fellini per una parte nel film La Dolce Vita.

Il Rèpaci scrittore non si limitò ad essere narratore della sua terra, ma volle anche restituirle qualcosa di concreto e duraturo. E così, nel suo immenso desiderio di far prosperare e rendere eterna la cultura nella sua città, donando i suoi averi contribuì in maniera decisiva alla nascita di un “tempio del sapere e della bellezza”: la Casa della Cultura. Questo spazio, che porta il suo nome, non è solo un complesso architettonico; è un simbolo vivo di quel legame tra passato e presente, tra arte e comunità.

L’inaugurazione della Casa della Cultura, avvenuta il 17 gennaio 1982 e intitolata a Rèpaci con una cerimonia solenne nel 1984, rappresentò un momento cruciale per Palmi. Qui, tra le sale luminose e piene di passato che prende vita, si custodiscono le testimonianze più preziose del territorio: dipinti, libri, documenti, una raccolta inestimabile di opere che spaziano dall’archeologia alle arti visive. Si tratta di un percorso attraverso la storia, capace di evocare lo splendore delle epoche passate che sempre illuminano il presente.

 

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